L’ingresso nel mondo del lavoro e la gavetta di un test psicologico

“Esistere significa cambiare, cambiare significa maturare, maturare significa continuare a creare sé stessi incessantemente.” 
Henri Louis Bergson

Nell’ambito del progetto europeo #𝗦𝗸𝗶𝗹𝗹𝘀𝗔𝗰𝘁 𝟰𝗩𝗘𝗧, in seguito ad un’indagine preliminare, abbiamo sviluppato un modello che definisce e spiega le 5 competenze trasversali che gli studenti VET (vocational education and training) utilizzano maggiormente nel corso di un periodo di tirocinio in un paese estero. Sulla base di questo modello teorico abbiamo costruito uno strumento in grado di restituire ai ragazzi una valutazione di queste soft skill. Successivamente alla raccolta dati, sulla base di una versione pilota del test, abbiamo validato quest’ultimo in modo tale che risulti scientificamente validato e di sicura applicazione pratica.

Nondimeno, la vita di un test non è così semplice e lineare come si può pensare.

Proprio come la gavetta dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro, anche un test deve passare per diverse prove, diverse fasi di crescita. Step-by-Step deve maturare ed imparare ad essere considerato un professionista in grado di raggiungere i propri obiettivi.

Infatti, per essere considerato tale, un test deve procedere per prove ed errori, mantenendo un approccio di apertura rispetto a nuove analisi che lo possano guidare a revisioni sempre più precise. La maturità, in ogni sua accezione, quindi, sia per i giovani ai primi passi nel lavoro che per i test, può essere raggiunta solo sperimentando, senza il timore di non raggiungere il proprio obiettivo o di mettere in crisi i precedenti modelli utilizzati (teorici o di comportamento).

Ma quali sono questi obiettivi di cui stiamo parlando?

Un test deve innanzitutto essere attendibile. Questo significa essere coerente con sé stessi, ovvero restituire valutazioni costanti in momenti diversi. Per un giovane appena entrato nel mondo del lavoro significa essere affidabile, sempre disponibile e desideroso di dare una mano.

Questo punto risulta condizione necessaria ma non sufficiente.

Infatti, perché un professionista sia considerato tale, non è solo necessario che sia costante e affidabile. Deve anche dimostrarsi bravo a raggiungere gli obiettivi assegnati. Nel caso di un test, parliamo di validità, ovvero del grado in cui lo strumento è capace di valutare il costrutto (la skill o la dimensione psicologica, come la motivazione o i tratti di personalità) che si prefigge di misurare.

La domanda da porsi è: “i risultati riflettono delle vere differenze da parte dei responder? O sono dovuti semplicemente al caso?”

Per rispondere a questo quesito dobbiamo fare riferimento alle diverse tipologie di validità che un test deve dimostrare di saper governare.

Validità di contenuto: relativa a come (e se) gli item identificati siano in grado di esplorare effettivamente il costrutto che lo strumento intende rilevare. In altre parole, se tutte le microattività individuate siano in grado di condurlo al raggiungimento dell’obiettivo finale. Crescere e maturare significa proprio selezionare, tra tutte le attività che si ha avuto modo di sperimentare, quelle più funzionali e in grado di cogliere appieno i propri bisogni e motivazioni.

Validità di criterio: verifica come il test in esame si leghi a strumenti già in uso e ritenuti immodificabili e veritieri. Il nostro test si deve confrontare con il mondo degli adulti, se vuole essere preso sul serio, deve cioè superare il vaglio dei suoi “colleghi” maggiormente esperti. È anche in rapporto all’altro e al contesto che si può valutare il percorso di crescita di ciascuno di noi, in modo particolare durante la costruzione di una professionalità.

Validità di facciata: si riferisce alla percezione esterna dello stesso, di come venga considerato dai responder. Si tratta di imparare a infondere negli altri un senso di sicurezza e professionalità. Un importante indice di maturità è, infatti, la capacità di comprensione del contesto e la propria abilità di rispondervi efficacemente. Nel nostro modello questa competenza l’abbiamo chiamata Lettura del contesto e adattabilità, e si riferisce proprio all’abilità di agire in modo consono e coerente con le specifiche caratteristiche dell’ambiente in cui ci si trova. Presuppone, quindi, la capacità di riconoscerne i valori, le credenze, le risorse e i limiti di esso e delle singole persone che ne fanno parte.

Validità di costrutto: l’analisi empirica ottenuta converge con la formulazione teorica iniziale? L’ipotesi che il test intendeva dimostrare è stata confermata oppure la si deve rivedere ed affinare? Spesso siamo portati, cadendo nella trappola dei bias cognitivi, a cercare di corroborare in tutti i modi il nostro modello iniziale, rimanendo strenuamente ancorati ad esso nonostante evidenze esterne contrarie. Questa distorsione percettiva è nemica di un pensiero aperto, maturo e portato al miglioramento delle proprie ipotesi teoriche. Così come quando si valida uno strumento psicologico si deve onestamente misurare la validità di costrutto, nello stesso modo un giovane che voglia imparare un lavoro deve onestamente valutare i suoi risultati: sono allineati con le richieste fatte dal proprio capo?

Come possiamo vedere, uno strumento psicologico, così come un neoassunto, deve passare per un lungo cammino prima di essere considerato pronto e maturo, non più un adolescente alla ricerca della propria identità ma un adulto razionale e produttivo.

Ma le insidie non sono ancora terminate. La validazione del test deve passare ancora per la desiderabilità sociale. Questo effetto è in grado di influenzare negativamente i risultati dello strumento, spingendo i responder a dare risposte che reputano maggiormente accettabili nel contesto in cui ci si trova a svolgerlo. Ad esempio, durante una selezione del personale il candidato sarà portato a rispondere nel modo che crede avvicinarlo maggiormente alla posizione agognata. Ecco, dunque, risultati paradossali e che cozzano con le misurazioni osservate fino a quel momento. Può accadere, infatti, che nel tentativo di restituire un’immagine di sé più positiva possibile, Il candidato, senza conoscere pienamente il funzionamento dello strumento, possa restituire un profilo talmente deformato da essere disfunzionale all’obiettivo stesso, lasciando i selezionatori ad interrogarsi sull’effettiva validità delle risposte a loro fornite e nel difficile ruolo di interpretare un ventaglio di dati resi parziali da risposte poco veritiere.

Difendersi da questi millantatori è l’ultimo passo che il nostro test deve compiere. Specifiche scale, nate con lo scopo di misurare la veridicità delle risposte (le famose scale Lie), possono essere incluse tra gli item al fine di ridurre al minimo l’effetto della desiderabilità sociale, monitorando come il candidato tenda a fornire un profilo di sé falsamente positivo o negativo.

Imparare a difendersi da queste mistificazioni, nel tentativo di restituire un’immagine autentica della persona che si ha di fronte, scevra da tentativi di manipolazione, risulta centrale nello sviluppo del test.

Nel nostro progetto europeo di SkillsAct4VET, siamo ormai giunti alla validazione finale del nostro strumento che serve a valutare queste 5 competenze trasversali:

  • Proattività;
  • Fiducia in sé stessi;
  • Followership;
  • Consapevolezza culturale;
  • Lettura del contesto e adattabilità.

Alla fine di un’esperienza di stage in un altro paese dell’UE, studenti tra i 14 e i 18 anni hanno potuto valutare le loro soft skill (per maggiori informazioni sulle competenze trasversali cliccare qui  https://elidea.org/2021/11/02/progetti-di-mobilita-europea-skills-act-competenze-trasvesali/) restituendoci prezioso materiale che abbiamo utilizzato per misurare attendibilità e validità dello strumento.

In conclusione, abbiamo avuto modo di vedere come la creazione di un test sia ben più complessa di quanto ci si possa attendere.

Possiamo imparare come il processo di crescita non sia mai scontato; anzi, risulta spesso impervio ed infido, segnato da ostacoli e difficoltà. Ma, allo stesso modo, abbiamo visto come la maturità sia un anelito universale, in grado di restituirci un sé stesso autentico e “scientificamente attendibile e valido”, in grado di restituirci misure accurate e di raggiungere gli obiettivi prefissati, così come numerose soddisfazioni personali e professionali!

Un ringraziamento al progetto Transversal Skills Activation for VET Mobility experiences che ci ha permesso di vedere il nostro test nascere, crescere e affinarsi sempre più, raggiungendo così finalmente l’età adulta!!